È tempo di lasciar andare, agosto ormai alle spalle, un autunno complesso alle porte.

In tempi difficili come questi la tentazione è di rifugiarsi nel noto, per non affrontare la paura dell’incertezza.

Invece è proprio in tempi come questi che bisogna essere aperti al cambiamento, pronti a saltare dal certo all’ignoto, cogliere le opportunità che la vita sempre ci riserva.

Ma come in tutte le cose bisogna allenarsi al cambiamento e mettersi nella situazione psico-fisica giusta per poterlo affrontare, in modo positivo, senza esserne travolti.

Raccontavo proprio in questi giorni ad un mio amico che ci sono cambiamenti noti, ma che tutti in un modo o nell’altro cerchiamo di negare. Il primo, il più temuto, lo scorrere del tempo.

Quindici giorni passati questa estate con mia madre, 86 anni, e mio figlio di 11 me ne hanno dato la conferma. La prima è attaccata a un’immagine di sé che non è più, e non accetta i piccoli cedimenti quotidiani, come se tutto si potesse in qualche modo riportare ad uno stato originario.

Il secondo invece sta imparando ad andare incontro alla vita, come i bambini di questa immagine.

Il tempo di lasciar andare

Credits: Sasint da Pixabay

La paura viene superata dalla scoperta del nuovo e, ogni nuova scoperta, viene lasciata andare per quella successiva, lasciandosi stupire da quello che inaspettatamente accade.

Non so se arriverò all’età di mia madre, ma avendo 60 anni l’anno prossimo, qualche tempo fa ho incominciato a fare spazio, mentale e fisico, ai cambiamenti che l’età inevitabilmente porta, all’energia in più che richiede per gestirli in modo sereno.

Quando a fine 2019 ho chiuso la mia piccola agenzia digitale, sembrava un controsenso: andava abbastanza bene, avevo dei buoni clienti e dei bravissimi collaboratori perché non continuare?

Perché sentivo il bisogno di avere spazi per me, spazi per riflettere e meditare, spazi per prendermi cura del mio corpo e delle relazioni a cui tengo.

Sottolineo anche lo spazio e il tempo per essere vicino a mio figlio, ad un adolescente che dovrà crescere in tempi difficili. Non dimentico anche il mio primo figlio, ora padre, e il mio primo nipotino, anche se a quel tempo svolazzava ancora felice per il cielo.

Insomma il piano era chiaro, ma come arrivarci? Lasciando andare alcuni punti fermi della mia vita.

Il mio primo “lasciar andare” è stato abbandonare la mia immagine di super efficiente e super affidabile rispetto al mondo, per esserlo un po’ di più nei miei confronti. Ho incominciato a prendermi cura di me dedicandomi del tempo tutti i giorni.

Il secondo aspetto di me che ho lasciato andare è stato il successo economico come obiettivo, la misura del mio valore come funzione lineare del mio fatturato o del patrimonio accumulato. Questa è stata la battaglia più dura e non è vinta ancora del tutto, ma sono assolutamente a buon punto 😊

In fondo i soldi servono per essere felici e come di dice da soli “non fanno la felicità” quindi a che scopo accumulare?

Il terzo “lasciar andare” è stato ridurre la mia attività rendendola più leggera: impegni di breve periodo, clienti più affini al mio modo di essere: professionisti e microimprese.

L’aspetto, a monte di tutto, su cui ho lavorato e continuo a lavorare, è stata una migliore capacità di gestire il tempo.

Avere sì uno scopo ed una direzione chiara, ma con riserve di energie mentali e fisiche per poter cambiare in corsa di fronte a ostacoli che sembrano insormontabili.

In una frase: la possibilità di fallire, fallire ancora, fallire meglio, parafrasando un titolo di un bel libro di Pema Chodron

Veniamo a qualche consiglio di lettura e approfondimento.

Ho iniziato questa settimana con l’Università del Michigan un corso “Finding Purpose and Meaning in Life: Living for What Matters” sulla ricerca di uno scopo nella vita, durerà 4 settimane.

Mi ha colpito che questo corso sia inserito nella School of Public Health della stessa Università. Nelle premesse infatti Victor Strecher, il docente, sottolinea che avere uno scopo ben identificato migliora notevolmente la qualità della vita e lo stato di salute, presente e futuro.

​Sempre su questo tema sto leggendo “L’ uomo in cerca di senso” di Victor Frankl, che include il famoso “Uno psicologo nei lager” e altri scritti. Il libro racconta come uno scopo chiaro possa permettere di sopravvivere anche in una situazione disumana come quella di un lager. Victor Frankl è stato tra l’altro il fondatore della logoterapia.

Con queste indicazioni su possibili approfondimenti il primo post della ripresa termina. Entro fine settembre chiuderò la progettazione del mio corso sulla gestione del tempo.

Se ti va di darmi il tuo punto di vista sul tema, settimana prossima invierò un breve questionario sulla gestione del tempo. Se vuoi e puoi condividerlo con chi può essere interessato al tema, mi darai un aiuto prezioso. Ti ringrazio fin d’ora per l’aiuto e la collaborazione.

Settimana prossima ti parlerò del legame tra gestione del tempo e progetti in una sigla: OKR, ma non ti anticipo niente.

Un caro saluto e buon fine settimana!

Fabio