Non scrivo da un po’, se hai la pazienza di leggere questo lungo post, ti spiego anche il perché e di come ho impiegato questo lungo tempo. Qualche settimana fa sono stato invitato da Alessandro Giancane, un amico imprenditore, a prendere parte ad un evento aziendale di team building. L’evento si chiamava “Change to change”: cambiare per cambiare. In effetti come diceva anche Albert Einstein: “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose”.

Supportare il cambiamento all’opera credits: eLegere
E così, insieme ad altri amici e conoscenti di Alessandro, anche io avevo un tema da sviluppare in cui portare la mia esperienza: “Supportare il cambiamento”,
La cosa mi ha fatto molto piacere perché non mi capita spesso di fare lo speaker e così mi ero preparato come un bravo scolaretto. Avevo 4 slide di numero ma anche alcuni cartoncini colorati (stile USA), su cui mi ero appuntato qualche parola chiave, più che altro per non perdere il filo del discorso.
L’evento ha inizio, alcuni relatori, una coppia, sono in ritardo e quindi forse si dovrà cambiare un po’ l’ordine di partenza. Niente di problematico.
Partono i primi due relatori: Francesco ci parla di intelligenza umana e intelligenza artificiale. Un intervento interessante intervallato anche da un’esperienza personale di cambiamento. Lo segue Giada, ragazza energica e positiva, che racconta di un’esperienza lavorativa a Dubai finita in modo imprevisto e non senza scossoni. La cosa però l’ha portata a lavorare in Ducati, la moto è una delle sue grandi passioni.
E poi arrivano loro: Alain e Viviana che parlano di un progetto molto particolare, una casa di paglia, in questo video potete vedere di cosa si tratta.
Ci metto qualche secondo, mi giro e riconosco Alain, ci conosciamo già, ci siamo frequentati quasi 15 anni fa, in un’altra vita. Un periodo della mia storia che mi ha portato a vivere in un’azienda agricola biologica alle porte di Milano, Cascina Santa Brera, tra il 2004 e il 2009. Lì vivevo con il mio primo figlio Mattia.
Ci riconosciamo, ci salutiamo e decido di cambiare quasi del tutto quello che avevo preparato. E sì, perché dai discorsi di tutti quelli che mi precedono emergono cambiamenti importanti legati a grandi problemi che la vita ti mette davanti: malattia, perdita del lavoro, incontri. E inizio il mio discorso proprio così: “non dirò quasi niente di quello che pensavo di dirvi ma vi racconterò la storia di come ci siamo conosciuti io ed Alain”.
E a questo punto lo racconto anche a te. Mettiti comod* però perché è una storia abbastanza lunga e spero non me ne vorrai per questo.
Inizio da una strana coincidenza, la domenica prima di questo evento, ritorniamo con mio figlio Mattia, suo figlio Leo e Nicole (la moglie) a fare visita, senza preavviso, in Cascina Santa Brera. L’ultima volta che c’ero stato era circa dieci anni fa.
Ho sempre avuto un po’ il timore di trovare le cose cambiate. Il periodo in cascina è stato un periodo “magico” per tanti motivi. Un bellissimo rapporto con mio figlio, la vita in mezzo al verde, una piccola comunità, quasi una famiglia allargata, che mi ha permesso di curare alcune ferite profonde e ripartire.
In pochi minuti mi ritrovo lì, con il cuore, non c’è nostalgia, anzi. La Cascina è diventata un vero e proprio laboratorio di vita naturale: alle attività agricole biologiche si sono affiancate un agriristoro, una scuola, una bottega e tanto altro. Ma soprattutto ho avuto la sensazione di essere “di casa”. Una bella sensazione tra abbracci e anche un po’ di commozione, quella bella, che ti fa stare bene.
Ed è proprio da qui che ho iniziato il mio intervento.
Da come ero arrivato in quella cascina, del fatto che da ragazzo volevo fare l’agricoltore ma la vita invece mi aveva portato in azienda ad occuparmi di marketing e di come, quella stessa realtà aziendale che fino al 2001 mi incensava e mi strapagava, ad un certo punto mi aveva lasciato senza lavoro. Era scoppiata la bolla di Internet, l’ennesima crisi economica di un sistema che già allora mostrava la sua debolezza.
Bella batosta, ma la vita decide di metterci un carico da 90 e di mettermi alla prova.
Poco dopo, muore un amico e collega, Stefano, 39 anni, di infarto.
È il primo lutto di un mio coetaneo. Un paio di mesi prima stavamo prendendo un aperitivo insieme per parlare di progetti e possibili sviluppi futuri insieme. Sono distrutto, anche perché il suo funerale è esattamente il giorno del mio quarantesimo compleanno. Un compleanno che peserà come un macigno.
Ma non è finita, passa qualche tempo e si conclude, dopo 13 anni, la mia seconda storia sentimentale importante. Senza entrare nei dettagli: mi trovo a quarant’anni praticamente senza lavoro, senza una casa e con un figlio adolescente a carico.
Ed è lì che mi si presenta la possibilità di andare a vivere in Cascina Santa Brera: darò una mano a Irene, la proprietaria della cascina, nella parte gestionale e in cambio avrò una casa in uso.
Almeno un problema è risolto…
Da lì comincia una lenta risalita che è prima di tutto affettiva. Passano da quel luogo tante persone che per desiderio o necessità vogliono cambiare vita. Per molti la cascina è un trampolino, la speranza che ci si possa riuscire.
In quel contesto conosco Alain, un giovane manager francese, sposato con una ragazza italiana, Viviana, anche lei con una buona carriera avviata. Ma sono entrambi alla ricerca di una vita diversa.
Una sera a cena a casa di un comune amico, Mario, Alain ci racconta la sua storia di giramondo: 2 anni di vita in Cina per una scommessa, un periodo in Canada, e tante altre avventure in giro per il mondo.
A Mattia, ascoltando quelle storie, luccicano gli occhi, ne è conquistato.
Dopo qualche anno lascio la cascina e di Alain e Viviana non so poi più nulla.Il loro intervento a “Change to change” è il racconto di cosa è accaduto dopo, del loro progetto, la casa di paglia, qualcosa ispirato e appreso anche tra i campi di cascina Santa Brera.
E io racconto, nel mio intervento, tutto questo e anche molto altro, non scrivo tutto se no questo post diventa un romanzo d’appendice .
Concludo velocemente con le 4 slide che mi ero preparato e che ti sintetizzo così:
malattie, separazioni, lutti, problemi di varia natura, non sono straordinari, fanno parte della vita ordinaria di ognuno di noi, il cambiamento è continuo, siamo noi che dobbiamo diventarne consapevoli e organizzarci per poterlo supportare. Come?
Creandoci delle aree di riserva, non vivendo sempre sul filo del rasoio, spremuti come limoni. Sempre troppo poco tempo per occuparci di noi ( e non sto parlando di egoismo ma di sano amor proprio), delle persone a cui vogliamo bene, delle cose a cui teniamo. E poi ci sono tutte quelle persone, e sono tante in questo momento, che sono meno fortunate di noi e a cui, magari, anche un post come questo può dare un messaggio positivo.
In questo mese di assenza (anche avevo io bisogno di economizzare un po’ di tempo) ho lavorato molto a due progetti:
“e-commerce per crescere”, che mi sta dando tante soddisfazioni professionali e che sarà oggetto di una campagna promozionale in partenza settimana prossima (ecco perché sono sparito per un po’) e “Fai che sei” che ormai conosci bene.
Di “Fai ciò che sei” ho realizzato anche una versione video – breve – per la Fastweb Digital Academy che andrà in onda entro questo mese e, finalmente, ho pronto il programma del nuovo modulo 2022 del corso: Guadagna tempo. Un modulo interamente dedicato al vero e proprio problema di questo secolo: come portare avanti i nostri progetti, nonostante tutto.
Ma di questo ti darò tutti i dettagli settimana prossima, passa un buon weekend!
Un caro saluto
Fabio